Amézola de la Mora

Durante gli anni '70 e all'inizio degli anni '80, Iñigo e Javier Amézola hanno ripreso la tradizione vitivinicola della famiglia trasformando i sessanta ettari di terreno coltivati a cereali in vigneti.

Cristina Downes, vedova di Ígnacio Amézola, ha fatto nel 2001 la prima annata di un vino in onore di uno dei fondatori, Ígnacio Amézola. Era un vino rosso fatto con un Tempranillo scelto dal miglior appezzamento, San Quiles.

Oggi, María e Cristina Amézola continuano con orgoglio a gestire la cantina fondata dai loro genitori e dal loro zio. Lo fanno in loro memoria, promuovendo con freschezza e gioventù la tradizione e la filosofia di famiglia.

La cantina ha una storia che risale al 1800. Domingo Salustiano Manso de Zúñiga y Areyzaga, VIII conte di Hervías e visconte di Negueruela, nel 1816 ordinò la costruzione di una cantina a Torremontalbo, località che la sua famiglia possedeva dal XIII secolo. Sotto questo edificio sono state scavate una serie di gallerie sotterranee (calados) che sono state rivestite con pietra da taglio.

Queste cantine servivano per l'invecchiamento del vino imbottigliato grazie alla temperatura costante, di circa 15 gradi, durante tutto l'anno. La larghezza dei suoi archi, che non ha eguali in La Rioja, è prova di nobiltà poiché indica che la cantina era stata progettata per produrre e conservare una grande quantità di vino proveniente, non solo dai vigneti di Torremontalbo, ma anche dal resto dei paesi della zona di cui il conte di Hervías era signore.

I 60 ettari di vigneti di proprietà della cantina sono tutti situati intorno alla cantina stessa, ispirandosi così allo stile dei chateau francesi.

Georges Pauli è l'enologo. Famoso per aver lavorato con Chateau Gruaud Larosse, Georges ha più di 30 anni di esperienza nel dare consigli alle cantine, dalle Viti fino a quando il vino è imbottigliato.