Gamondi Spirits

Quel liquore, che oggi si riconosce dalla sua bottiglia iconica che ricorda la famosa Bollente, la fontana termale simbolo della città piemontese, è diventato subito famoso, vincendo anche medaglie e premi. Il successo del superamaro, come iniziò a chiamarsi la bibita, spinse Gamondi a lasciare il piccolo negozio e ad aprire La Degustazione, locale che in seguito sarebbe diventato famoso come Bar Gamondi.

Più tardi, nel 1928, fu lo stesso Carlo, di fronte all'imminenza di un delicato intervento chirurgico, a rivelare esplicitamente nel suo testamento che la ricetta originale della sua creazione era scritta su un foglio conservato gelosamente nel suo portafoglio. morì 45 giorni dopo, ma grazie a questa rivelazione la sua storia e il suo liquore sono più vivi che mai.

Suo figlio Giuseppe gli succedette nell'attività, ma la sua morte improvvisa a soli 40 anni e senza eredi pose fine alla dinastia Gamondi, passando il marchio alla famiglia Barbieri. Da loro è arrivata l'ampliamento della gamma di prodotti, in molti casi pensati partendo dalle ricette originali del padre del superamaro. 

fine degli anni '90, i Barbieri hanno venduto il marchio e la produzione si è fermata. Nel 2009, è passata alla famiglia Tosso, proprietaria dell'omonima cantina centenaria con sede a Cossano Belbo, specializzata nella produzione di vino (sia secco che spumante) e vermouth.

La loro esperienza e il loro dinamismo hanno ridato vita al marchio Gamondi con ricette originali dei suoi liquori che ne valorizzano la storia. Oltre all'amaro, spiccano i vermouth di Torino lanciati sul mercato negli ultimi anni che, come già il pionieristico superamaro di Carlo Gamondi, hanno già ottenuto numerosi riconoscimenti per la loro grande qualità.